“Vivere è la cosa più rara del mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla di più”. Oscar Wilde
La nostra normale condizione, da un punto di vista Buddhista, è assimilabile a quella di un perenne sogno, interrotto da brevi sprazzi di presenza. La meditazione consente di risvegliarsi da questo stato dove regna l’inconsapevolezza e l’automatismo, riportandoci ad un’antica/nuova condizione di presenza piena, consentendoci di risvegliare pienamente le nostre potenzialità sopite. L’essere umano quando intraprende qualcosa, sia esso uno sport o un’attività artistica, vuole saggiarne i risultati. La meditazione non ha un obiettivo prefissato, un punto di arrivo e tanto meno ha come fine quello di trasformarci in una persona virtuosa, ma aspira solo a renderci consapevoli del momento presente. Meditare non è un’azione, ma semplicemente un modo di essere, senza una finalità specifica. Essa ci libera dal gravame del passato e dal timore del futuro, di fatto rendendoci più presenti e contemporaneamente meno timorosi. Quando rinunciamo ad attenderci qualcosa da essa, come un minore stress, nuove virtuose abitudini, meno dolore fisico o psicologico, ecco che la pratica costante della meditazione compie il miracolo è può permetterci una profonda trasformazione. Per raggiungere una meta dobbiamo rinunciare alla brama del suo ottenimento e allora sboccerà il fiore della consapevolezza, con il conseguente abbandono del preconcetto, delle preoccupazioni inutili e dei comportamenti reattivi automatici e distruttivi. Attraverso le varie pratiche e gli esercizi di presenza, che verranno affrontati nei vari incontri, possiamo acquisire le competenze necessarie per passare dalla modalità “del fare” a quella “dell’essere”, dedicando giornalmente del tempo al silenzio, ai suoni, alla respirazione. Dobbiamo ricordarci, costantemente, che i pensieri sono solo pensieri e noi non siamo i nostri pensieri.