I pensieri sono di due tipi. Non c’è niente di sbagliato in ciò che chiamo “pensiero tecnico”, quello che usiamo per camminare fino all’angolo della strada, per cuocere una torta o risolvere un problema di fisica. E’ un buon uso della mente. Qui non c’entra la realtà o l’irrealtà: è così e basta. Ma le opinioni, i giudizi, i ricordi, i sogni sul futuro…cioè il novanta per cento dei pensieri che ci vorticano in testa, non hanno alcuna realtà. Dalla nascita alla morte, a meno che non ci risvegliamo, sperperiamo la vita in questi pensieri. L’aspetto raccapricciante della seduta (davvero raccapricciante, credetemi) è assistere a quello che avviene nella nostra testa. E’ un brutto colpo per chiunque. Ci scopriamo violenti, prevenuti ed egoisti. E siamo così perché il falso pensiero su cui si basa la vita condizionata ha prodotto queste modalità. L’uomo è fondamentalmente buono, amorevole e compassionevole, ma ci vuole un faticoso lavoro di scavo per dissotterrare il gioiello sepolto.
Tratto da “Zen quotidiano” di Charlotte Joko Beck, pubblicato da Astrolabio Ubaldini.